La brucatura delle olive: come raccogliamo le olive in montagna

Ott 19, 2021 | Agronomia

La brucatura è la raccolta a mano delle olive direttamente dalla pianta.

Per millenni è stato l’unico modo utilizzato dai contadini per raccogliere le drupe degli ulivi, aiutandosi con attrezzi semplici quali pettini manuali, scale e reti.

Oggi chi sceglie questa strada compie gli stessi gesti di allora, utilizzando attrezzi molto simili nelle forme, sebbene tecnologicamente migliorati: cambiano soprattutto i materiali, più robusti, leggeri e igienici.

Gli altri possono godersi la comodità dei mezzi meccanici che scuotono gli olivi facendo cadere le drupe, rovinando le piante ma velocizzando in modo estremo le operazioni di raccolta.

La brucatura: etimologia della parola

La parola brucatura deriva dal verbo brucare. Conosciamo tutti il significato principale di brucare: “è l’azione dell’animale erbivoro che si nutre strappando a piccoli morsi l’erba dal terreno o le foglie dai rami“.

C’è però una seconda accezione del termine, meno nota: “togliere le foglie a un ramo facendo scorrere la mano dopo averlo stretto nel pugno“. In questo senso il verbo brucare è legato ad alcune tecniche di potatura o alla pulizia dei rami destinati all’utensileria. Per analogia brucare le olive ha preso il significato di “staccare le drupe a mano dai rami“.

La brucatura delle olive: come funziona

La brucatura cioè la raccolta a mano delle olive non avviene a mani nude: oltre ai guanti, io e gli operai addetti alla raccolta, utilizziamo diversi utensili, ad azione muscolare o elettrica.

Giovanni Abbo prepara le reti per la raccolta delle olive a Bajardo

Bajardo: le reti per la raccolta delle olive pronte all’uso

Il primo elemento che semplifica la raccolta a mano delle olive è prendersi cura della pianta con una buona potatura: per i miei olivi ho scelto il vaso policonico.

Il principale attrezzoutilizzato è il pettine, una sorta di mini rastrello dal manico più o meno lungo, che consente di brucare le olive senza rovinare rami e foglie, semplicemente trascinandolo addosso alle chiome. In genere è composto da una testa in materiale plastico con un apposito spazio in cui fissare un’asta, in genere di legno.

Quando sono dotati di motore elettrico, prendono il nome di abbacchiatore. Sono dei pettini che ruotano o sbattono, semplificando l’operazione di brucatura. In genere si collegano alla batteria del trattore per l’alimentazione del motorino. I più comodi possiedono l’asta telescopica che consente di allungarla per raggiungere le fronde più distanti, e di accorciarla per risparmiare fatica quando si raccolgono le olive più basse.

Le olive brucate cadono per terra: l’altro accessorio fondamentale per le operazioni di raccolta, quindi, è la rete. Le reti per la raccolta delle olive, spesso di colore verde, sono prodotte in materiale resistente a strappi e lacerature, e di ampia superficie. La resistenza è una qualità fondamentale, in quanto le reti sono soggette a numerose sollecitazioni, a partire da spine e radici che possono affiorare dal terreno e, dovendo contenere le piccole e rotolanti olive, non sono ammessi fori e strappi. Dalle reti, poi, le olive passano nelle cassette.

I terreni in pendenza, o terrazzati, della montagna non consentono l’utilizzo di trattori dotati di scuotitore e rete a ombrello: poco male, i vecchi olivi di Bajardo meritano rispetto e vanno preservati, perciò io e i miei operai raccogliamo solo con pettini e abbacchiatori. I costi, ovviamente, lievitano, soprattutto se si è disposti a valorizzare il contributo degli operai con la dignitosa tariffa di 10,00€ l’ora.

Giovanni Abbo